giovedì 7 dicembre 2017

La maratona di Saint Louis del 1904


Il racconto della gara di maratona della III Olimpiade, tenutasi a Saint Louis nel 1904, è probabilmente uno dei più divertenti dell’intera storia delle Olimpiadi.

Tanto per cominciare, il comitato organizzatore decise di partire nel pomeriggio, quando la temperatura era più alta, e non al mattino. I maratoneti si trovarono così a dover correre per ore sotto il sole di fine Agosto (era il 31), a una temperatura di 32 gradi e col 90% di umidità.

Che non sarebbe neanche stata la fine del mondo, se lo stesso comitato organizzatore non avessero deciso che un pozzo a una ventina di chilometri dallo stadio fosse sufficiente come fonte d’acqua per gli atleti. James Sulliva, capo organizzatore dell’evento, voleva testare le performance degli atleti in condizioni di disidratazione. Per la scienza questo e altro.

Il percorso di 40000 chilometri era pessimo: polvere che non permetteva di respirare e sassi che non permettevano di correre, e con dislivelli fino a 100 metri. Correndo in mezzo al traffico di treni, automobili, carri e gente che portava a passeggio il cane (particolare non irrilevante come vedremo).

Gli atleti erano 32 valorosi, provenienti da Stati Uniti, Grecia, Sudafrica e Cuba. Tra di essi Sammy Mellor, vincitore della Maratona di Boston del 1902, John Lordon, vincitore a Boston nel 1903, Mike Spring, vincitore sempre Boston nel 1904, e Arthur Newton, che era arrivato quinto a Parigi nella maratona olimpica del 1900.

Dei veterani, insomma, ma quello a cui andarono incontro fu un massacro. Su 32 atleti ne arrivarono al traguardo solo 14.


Il corridore cubano era Andarín Carvajal, un postino morto di fame che si era pagato il biglietto per Saint Louis facendo collette e chiedendo elemosine su e giù per Cuba. Appena sbarcato a New Orleans pensò bene di mettersi a giocare ai dadi: perse tutti i soldi che aveva. Con l’aiuto di un altro paio di atleti raggiunse comunque Saint Louis. Si presentò allo stadio vestito casual: maglia pesante, pantaloni lunghi e scarpe da passeggio. Il cubano si strappò le brache dei pantaloni in modo da renderle adatte alla corsa e partì assieme agli altri corridori.

Andarín Carvajal

Gli atleti sudafricani erano due uomini di colore, Len Taw e Jan Mashiani, entrambi appartenenti alla tribù Keffir. In realtà si trovavano negli USA perché presenti alla mostra sulla Guerra Borea che si teneva all’Esposizione Internazionale della Louisiana (che a sua volta meriterebbe un articolo a parte). Furono reclutati sul posto e mandati a correre solo perché durante la Seconda Guerra Borea si erano fatti la fama di staffette veloci.

Len Taw e Jan Mashiani

La gara iniziò alle 3:03 di pomeriggio.

Il primo ad arrivare fu Fred Lorz. Il nostro si era ritirato al 14° chilometro e si era fatto riaccompagnare in auto dal suo allenatore. Sentendosi meglio, scese 10 km dall’arrivo e tagliò il traguardo tra gli applausi degli spettatori. Stava per essere premiato con l’oro niente poco di meno che dalla figlia di Theodor Roosevelt quando ammise che era stato tutto uno scherzo.

Era un mattacchione. Fu bannato a vita dalle competizioni sportive.

Il vero primo arrivato fu Thomas Hicks, ma va detto che ricevette un certo aiuto… chimico. A una quindicina di chilometri dal traguardo il nostro Thomas crollò al suolo. Il suo allenatore gli diede da bere un brandy corretto con solfato di stricnina: questo veleno per topi in bassa concentrazione è infatti un potente stimolante. Thomas corse gli ultimi chilometri delirante e con allucinazioni. Voleva mollare, vedeva davanti a se non lo stadio ma chilometri e chilometri senza fine di percorso. In un momento di (comprensibile) debolezza si gettò al suolo. Il suo allenatore gli somministrò ancora un po’ del suo cocktail e, visto che c’era, un paio di uova crude per dargli coraggio. Arrivato nello stadio fu letteralmente spinto oltre il traguardo dal suo team. I giudici chiusero un occhio e così vinse l’oro. Fu subito soccorso dai dottori che gli salvarono la vita – e non per modo di dire.

Thomas "stricnina" Hicks

Non fu l’unico a rischiare di morire: William Garcia ebbe un’emorragia interna dovuta alle polveri che si erano mangiate il suo esofago e stomaco. Passò diversi giorni in ospedale, sospeso tra la vita e la morte, prima di riprendersi.

E Andarín Carvajal? Fate conto che non aveva mangiato niente da quando aveva lasciato Cuba due giorni prima. Sul percorso si fermò a raccogliere mele da un albero. Non lo avesse mai fatto: mangiò delle mele marce e gli venne mal di pancia. Fece una dormita all’ombra degli alberi e poi continuò la gara. Arrivò comunque quarto.

I due sudafricani si posizionarono 9° (Len Tau) e 12° (Jan Mashiani). Un risultato un po’ deludente: forse farsi sparare dietro è veramente un buon stimolo per correre veloci. Len Tau comunque avrebbe potuto fare di meglio, ma fu inseguito da un cane e dovette fare una deviazione di un paio di chilometri per non finire sbranato.

Arthut Corey arrivò secondo. Lui era francese, ma dato che non poté fornire non-so-quali documenti all’organizzazione fu segnato come americano e tutt’oggi il suo bronzo è nel medagliere USA.

Che fine fecero i nostri eroi? Fred “scherzetto” Lorz fu riammesso nel mondo sportivo e nel 1905 vinse la Maratone di Boston. Andarín Carvajal continuò a correre e nel 1906 fu mandato dal suo paese alle Olimpiadi di Atene. Atterrato in Italia sparì nel nulla e fu creduto morto finché non ritornò a Cuba alcuni anni dopo. Partecipò a molte altre corse con buoni risultati. Di Len Taw e Jan Mashiani non si è saputo più nulla. Thomas “stricnina “ Hicks lasciò stare il mondo delle corse per qualche anno, per poi tornare a gareggiare.

Erano altri tempi, c’è poco da dire.

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